Tra le pieghe del tempoSulla bellezza dell'imperfezione
Alianello tra le pieghe in disparte. Silenziosi i miei passi tra i vicoli abbandonati, scie di vita ferma al 23 novembre del 1980. Ho ascoltato echi lontani, tracce, segni coperti di polvere, come una coperta per ripararsi dal tempo. Vuoti mutevoli, visibile la luce, tra le fessure di squarci di sole. Bottiglie, sedie, pareti crollate, muri con crepe come sentieri, pezzi di soffitto trasformati in cieli aperti alle nuvole. Colori, tenui e contrastati, stesi tra rami di fili d’erba raccontano esistenze, carezze sussurrate di un tempo immortale. Alianello Vecchio, una frazione del comune di Aliano, in provincia di Matera. Risalente probabilmente al tardo medioevo, è costruita su uno sperone roccioso. Era il 1857 quando un forte terremoto con epicentro nel comune di Montemurro, intensità pari a 7.0 Richter si produsse in due scosse ravvicinate che causarono danni sia per gli scuotimenti del terreno che per le numerose frane attivatesi a seguito degli stessi. Il sisma fece circa cinquemila morti in Basilicata, a fronte di una popolazione di circa settemilacinquecento persone e quasi tutti i centri abitati furono danneggiati, molti furono rasi al suolo. Tale evento ebbe una eco enorme in tutta Europa, tant’è che furono inviate spedizioni scientifiche dall’Inghilterra e i Borbone inviarono dei fotografi per immortalare e studiare gli effetti del sisma sulle strutture. Di tale sisma si occupò Charles Dickens, che impresse in parole in alcuni suoi scritti "Impressioni d’Italia" di questo terribile evento, che sembrano tristemente attuali aldilà dell’evento… «Lasciate che ci congediamo dall’Italia, con tutte le sue miserie e le ingiustizie, affettuosamente, con la nostra ammirazione per le bellezze, naturali e artificiali, di cui è piena fino a traboccare, e con la nostra tenerezza verso un popolo, naturalmente ben disposto, paziente e di temperamento mite. Anni di abbandono, oppressione e malgoverno hanno operato per cambiare la sua natura e fiaccare il suo spirito; gelosie miserabili... sono state il cancro alla radice della nazionalità... ma il bene che era in esso c'è ancora, e un popolo nobile può, un giorno, risorgere dalle ceneri. Coltiviamo la speranza» |
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