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Maria alla Corricella
Settembre è alle spalle, dal cielo al mare puoi tuffarti dalle nuvole sul filo dell’orizzonte. La Corricella con l’autunno alle porte, ha i tavoli messi da parte dei ristoranti e più reti di color vermiglio sul molo. La sua bellezza è ancora più vera. L’autenticità è qualcosa di prezioso, complesso ma per nulla complicato. La poesia, è qualcosa di necessario ed ogni incontro con le persone autentiche non può che riempire di bellezza e speranza, nel creder che la felicità altro non è, che avere la libertà di fare quello che ami, se poi c’è il mare, tutto è immenso.
Maria l’isola la conosce da sempre, nelle sue sfumature estive e quelle dell’inverno.
“Se amo fare una cosa, se questa cosa mi piace e mi fa star bene, perché dovrei rinunciarci, solo perchè sono una donna?” sono queste le parole di Maria, conosciuta da tutti come la pescatrice dell’isola.
Maria Costagliola Lotorchisco è il suo nome, pescatrice da 46 anni, l'unica di tutta Procida. Da bambina aiutava il padre quando tornava stanco dal mare, aveva dieci anni quando morì e lei, sin da quella tenera età, portò avanti quel mestiere dovendo subire le critiche di molti che non vedevano di buon grado che una donna si occupasse di questo lavoro. Si ostinò a difendere la sua passione dimostrando di “essere capace” e a farsi “accettare”. Ancora oggi Maria va in mare a tirare le reti e da qualche anno si dedica al suo ristorante, frutto del suo piacere per la cucina locale, dal mare alla tavola.
Al nostro primo incontro eccola con il suo sguardo scrutatore, diffidente, intenta a sistemare in cucina. Segna il mio numero di telefono per un nostro prossimo incontro, le esterno il piacere di ascoltarla e sapere della sua storia. Sembra distaccata, continua nelle sue cose e mi dice che quanto prima mi richiamerà. Passa solo un giorno quando il telefono squilla ed è Maria che mi chiede se mi andava di andare con lei in barca a tirar le reti e nel contempo raccontarmi della sua storia. Mi confida che nell’ultimo periodo molti giornalisti sono andati da lei, la cosa la lusinga ma “io sono una persona semplice, non so cosa cambia per Procida essere capitale della Cultura” per lei Procida è già il centro del mondo, ha già la sua bellezza ineguagliabile e spera che i turisti, che lei ha sempre visto come una risorsa, non siano motivo di caos, “mi piace conoscere persone nuove, soprattutto i giovani, i viaggiatori curiosi e forse per questo anni fa, spinta da mia figlia, ho deciso di aprire un ristornate. Tornavo dal mare e cucinavo quello che pescavo per i turisti che passeggiavano fuori casa mia, da allora arrivano da me conoscendo già il mio nome, ed io ne sono felice, con me collaborano giovani cuochi, tengo molto a loro e spero di contribuire alla loro crescita, ora che Procida è Capitale della Cultura è una buona opportunità per loro che fanno tanti sacrifici”.
I colori della Corricella all’alba sono di uno splendore che riflette costante sull’acqua. Si odono i primi suoni del mattino, gabbiani, piccole onde sottili, l’isola che si risveglia, l’aria fresca e Maria che prepara il primo caffè del giorno, “sediamoci e gustiamolo insieme prima di salire in barca”.
Assaporo ad occhi chiusi l’aroma carico di questa bellezza che ho intorno, quale occasione migliore per riaprire il cerchio.
La facciata della casa di Maria è bianca, è lei a raccontarmi che ai tempi, non potendo avere una “pittura buona”, finiva per sbiadirsi in fretta e allora, da donna pratica pensò bene di lasciare tutto bianco. Aveva troppe cose da fare che tinteggiare, di buona mattina usciva in barca, si occupava dei suoi figli e mi racconta la sua infanzia, delle ristrettezze e delle gioie, a quando bambina andando a scuola in occasione di un carnevale, venne derisa perché non aveva un vestito all’altezza dei suoi compagni, figli di ufficiali e non dei “poveri” pescatori della Corricella, che altro non potevano permettersi che un vestito creato per l’occasione con vecchie stoffe. Mi racconta che i bambini della Corricella erano “esclusi” rispetto al resto dell’isola “… ma eravamo liberi, di correre a piedi scalzi, di giocare con la sabbia, il mare, le reti e i gatti, ci conoscevamo tutti e imparavamo la semplicità delle piccole cose, le stesse che oggi mi hanno fatto conoscere il valore di quello che ho. Stare in mezzo al mare mi ha insegnato ad affrontare giorno per giorno la vita, come quando tiro le reti in barca”.
La forza che ha, si vede tutta dalle sue mani, forti e coraggiose. Mentre chiacchieriamo tira le reti, con gesti abitudinali, quasi armonie musicali, la barca ondeggia lieve come a danzare, i gabbiani attendopno mi poter mangiare qualcosa, Maria guarda tra i grovigli e il sole che sorge sempre di più. D’improvviso la vedo lanciarsi quasi a cedere in acqua, si dimena per qualche secondo e rientrando in barca di colpo, la vedo agguantata ad un polipo. Le stava sfuggendo e lei con occhio di lince l’ha stanato senza esitare, fa movimenti che lei ben conosce e in un minuto il polipo è sconfitto, si ritrova nella sua vaschetta bianca. Guarda il mio sguardo crucciato dopo quella sfida, e mi dice “Maria, è la vita…”
Si torna a “casa”, Maria è già pronta a cucinare e trascorrere la giornata insieme per chiacchierare ancora, comincia a sistemare le reti e mi sorride come se ci conoscessimo ormai da giorni, non ha più l’aria scrutatrice, siamo due Marie col mare..
“Questo è lo scorfano di Elsa” mi dice sorridendo “come aveva ragione, vivere in un luogo che non è Procida è da matti, io qui ci starò per sempre”. Ha ragione Maria, osservo la Corricella dalla scogliera Frangiflutti. Il silenzio da voce all’incanto.
“E cosí in eterno ogni perla del mare ricopia la prima perla…”
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Un'isola, Maria e la Corricella
Maria alla Corricella
Settembre è alle spalle, dal cielo al mare puoi tuffarti dalle nuvole sul filo dell’orizzonte. La Corricella con l’autunno alle porte, ha i tavoli messi da parte dei ristoranti e più reti di color vermiglio sul molo. La sua bellezza è ancora più vera. L’autenticità è qualcosa di prezioso, complesso ma per nulla complicato. La poesia, è qualcosa di necessario ed ogni incontro con le persone autentiche non può che riempire di bellezza e speranza, nel creder che la felicità altro non è, che avere la libertà di fare quello che ami, se poi c’è il mare, tutto è immenso.
Maria l’isola la conosce da sempre, nelle sue sfumature estive e quelle dell’inverno.
“Se amo fare una cosa, se questa cosa mi piace e mi fa star bene, perché dovrei rinunciarci, solo perchè sono una donna?” sono queste le parole di Maria, conosciuta da tutti come la pescatrice dell’isola.
Maria Costagliola Lotorchisco è il suo nome, pescatrice da 46 anni, l'unica di tutta Procida. Da bambina aiutava il padre quando tornava stanco dal mare, aveva dieci anni quando morì e lei, sin da quella tenera età, portò avanti quel mestiere dovendo subire le critiche di molti che non vedevano di buon grado che una donna si occupasse di questo lavoro. Si ostinò a difendere la sua passione dimostrando di “essere capace” e a farsi “accettare”. Ancora oggi Maria va in mare a tirare le reti e da qualche anno si dedica al suo ristorante, frutto del suo piacere per la cucina locale, dal mare alla tavola.
Al nostro primo incontro eccola con il suo sguardo scrutatore, diffidente, intenta a sistemare in cucina. Segna il mio numero di telefono per un nostro prossimo incontro, le esterno il piacere di ascoltarla e sapere della sua storia. Sembra distaccata, continua nelle sue cose e mi dice che quanto prima mi richiamerà. Passa solo un giorno quando il telefono squilla ed è Maria che mi chiede se mi andava di andare con lei in barca a tirar le reti e nel contempo raccontarmi della sua storia. Mi confida che nell’ultimo periodo molti giornalisti sono andati da lei, la cosa la lusinga ma “io sono una persona semplice, non so cosa cambia per Procida essere capitale della Cultura” per lei Procida è già il centro del mondo, ha già la sua bellezza ineguagliabile e spera che i turisti, che lei ha sempre visto come una risorsa, non siano motivo di caos, “mi piace conoscere persone nuove, soprattutto i giovani, i viaggiatori curiosi e forse per questo anni fa, spinta da mia figlia, ho deciso di aprire un ristornate. Tornavo dal mare e cucinavo quello che pescavo per i turisti che passeggiavano fuori casa mia, da allora arrivano da me conoscendo già il mio nome, ed io ne sono felice, con me collaborano giovani cuochi, tengo molto a loro e spero di contribuire alla loro crescita, ora che Procida è Capitale della Cultura è una buona opportunità per loro che fanno tanti sacrifici”.
I colori della Corricella all’alba sono di uno splendore che riflette costante sull’acqua. Si odono i primi suoni del mattino, gabbiani, piccole onde sottili, l’isola che si risveglia, l’aria fresca e Maria che prepara il primo caffè del giorno, “sediamoci e gustiamolo insieme prima di salire in barca”.
Assaporo ad occhi chiusi l’aroma carico di questa bellezza che ho intorno, quale occasione migliore per riaprire il cerchio.
La facciata della casa di Maria è bianca, è lei a raccontarmi che ai tempi, non potendo avere una “pittura buona”, finiva per sbiadirsi in fretta e allora, da donna pratica pensò bene di lasciare tutto bianco. Aveva troppe cose da fare che tinteggiare, di buona mattina usciva in barca, si occupava dei suoi figli e mi racconta la sua infanzia, delle ristrettezze e delle gioie, a quando bambina andando a scuola in occasione di un carnevale, venne derisa perché non aveva un vestito all’altezza dei suoi compagni, figli di ufficiali e non dei “poveri” pescatori della Corricella, che altro non potevano permettersi che un vestito creato per l’occasione con vecchie stoffe. Mi racconta che i bambini della Corricella erano “esclusi” rispetto al resto dell’isola “… ma eravamo liberi, di correre a piedi scalzi, di giocare con la sabbia, il mare, le reti e i gatti, ci conoscevamo tutti e imparavamo la semplicità delle piccole cose, le stesse che oggi mi hanno fatto conoscere il valore di quello che ho. Stare in mezzo al mare mi ha insegnato ad affrontare giorno per giorno la vita, come quando tiro le reti in barca”.
La forza che ha, si vede tutta dalle sue mani, forti e coraggiose. Mentre chiacchieriamo tira le reti, con gesti abitudinali, quasi armonie musicali, la barca ondeggia lieve come a danzare, i gabbiani attendopno mi poter mangiare qualcosa, Maria guarda tra i grovigli e il sole che sorge sempre di più. D’improvviso la vedo lanciarsi quasi a cedere in acqua, si dimena per qualche secondo e rientrando in barca di colpo, la vedo agguantata ad un polipo. Le stava sfuggendo e lei con occhio di lince l’ha stanato senza esitare, fa movimenti che lei ben conosce e in un minuto il polipo è sconfitto, si ritrova nella sua vaschetta bianca. Guarda il mio sguardo crucciato dopo quella sfida, e mi dice “Maria, è la vita…”
Si torna a “casa”, Maria è già pronta a cucinare e trascorrere la giornata insieme per chiacchierare ancora, comincia a sistemare le reti e mi sorride come se ci conoscessimo ormai da giorni, non ha più l’aria scrutatrice, siamo due Marie col mare..
“Questo è lo scorfano di Elsa” mi dice sorridendo “come aveva ragione, vivere in un luogo che non è Procida è da matti, io qui ci starò per sempre”. Ha ragione Maria, osservo la Corricella dalla scogliera Frangiflutti. Il silenzio da voce all’incanto.
“E cosí in eterno ogni perla del mare ricopia la prima perla…”
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